Earth Overshoot Day 2019: cosa accadrà ora?
L’esaurimento delle risorse annue a disposizione del pianeta terra non è di certo una novità ; l’aggiornamento sconvolgente però è che questo giorno arriva ogni anno prima del previsto come un countdown sempre più rumoroso che cerca di avvertirci che ignorare il problema, o ricordarsene solo ogni tanto, non ci aiuterà di certo a risolvere, o meglio dire rallentare, la situazione. Quest’anno il fatidico giorno chiamato Earth Overshoot Day, che dovrebbe cadere il 31 di dicembre di ogni anno per dare alla terra il tempo di rigenerare le sue risorse, è stato invece il 29 luglio, un anticipo record che ha suscitato naturalmente preoccupazione e consolidato la dura realtà dell’eccessivo sfruttamento delle nostre risorse.
Esaurimento delle risorse a livello pratico
Quando affrontiamo, o leggiamo, questo argomento che riguarda tutti noi da vicino, spesso non ci rendiamo realmente conto di cosa significhi, forse perché ci sembra impossibile che le risorse della terra finiscano realmente e perché nella vita di tutti i giorni continuiamo, per ora, ad avere a disposizione tutto quello di cui necessitiamo. La realtà però è diversa.
Secondo gli scienziati, l’Overshoot Day rappresenta il giorno dell’anno in cui la nostra domanda di acqua, cibo, fibre, legno e assorbimento di anidride carbonica supera l’ammontare di risorse biologiche che gli ecosistemi della terra sono in grado di rinnovare in un anno, la cosiddetta Bio-capacità globale, in poche parole è come se l’umanità utilizzasse le risorse di quasi due pianeti (1,75 per l’esattezza). Secondo il Global Footprint Network (l’istituto internazionale di ricerca che ha ideato il metodo per calcolare il consumo delle risorse attraverso l’Impronta Ecologica), attualmente a livello globale utilizziamo le risorse naturali a un ritmo 1,75 volte più veloce rispetto alla capacità di rigenerazione degli ecosistemi, sfruttiamo a tal punto le nostre risorse (sicuramente più di quanto ne abbiamo bisogno) che il pianeta non riesce a trovare il tempo per rigenerarle.
Come reagire all’esaurimento delle risorse
La domanda che tutti ci poniamo è: ma come e in quali settori sprechiamo così tante risorse?
Il primo ambito è sicuramente quello alimentare, infatti con l’aumento incessante della popolazione ci siamo accaniti in allevamenti intensivi, sia ittici che di bestiame, per una produzione sempre maggiore e rapida che ha portato ad un conseguente e incontrollato aumento dell’utilizzo delle risorse. Cosi come l’80% della deforestazione del mondo è causata dalla produzione intensiva di materie prime soprattutto agricole come soia, olio di palma, cacao e avocado, e questi sono solo alcuni degli alimenti che mettiamo in tavola e che pesano sulla salute della terra. In poche parole stiamo decimando le foreste per far posto all’agricoltura massiva e industriale. Le principali conseguenze di questo eccessivo sfruttamento del pianeta causano problemi come appunto la deforestazione, il collasso delle risorse ittiche, la scarsità d’acqua dolce, la perdita di biodiversità e l’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera e nei mari, aggravando ulteriormente il problema del riscaldamento globale e rendendo sempre più frequenti gli squilibri atmosferici. Ma una soluzione c’è e richiede l’impegno di tutti: invertire la direzione e provare a spostare la data di Overshoot di 5 giorni in avanti ogni anno per risolvere la situazione entro il 2050, e ristabilire cosi un principio di armonia tra noi e il pianeta. Basta pensare che se riducessimo il consumo di carne annuale privilegiando un’alimentazione vegetariana sposteremo questo giorno di 15 giorni in avanti, e se tutti i cittadini riducessero gli sprechi alimentari lo sposteremmo di altri 11 giorni in avanti. Non è un dito puntato solo contro l’Europa, ma verso tutti quanti (anche perché se ci comportassimo tutti come negli Stati Uniti avremo bisogno delle risorse di ben 5 pianeti), ed ognuno nel suo piccolo dovrebbe impegnarsi repentinamente a cambiare le proprie abitudini per dare un contributo alla terra e alle sue risorse.
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